COMPRENDERE IL SUO PUNTO DI VISTA 

È più tardi, come per caso, o quando arriva il padre, che il bambino affronta gli argomenti scolastici più seri: « Oggi la maestra mi ha detto... » o « Un tale è riuscito meno bene di me in una certa materia... ». Gli insuccessi non sono riferiti che con allusioni mentre i successi sono ampiamente messi in evidenza. Perché l’età scolare è l’età delle bugie per eccellenza. È inutile cercare di lottare senza tregua contro questo difetto. Non è che l’espressione normale del sentimento d’inferiorità molto accentuato nei bambini di questa età, poiché quando raggiunge lo stadio delle operazioni concrete, le sue capacità intellettuali non sono le sole a trasformarsi. Piaget ha dimostrato che il suo giudizio morale e la sua integrazione sociale si modificano ugualmente: egli non si considera più il centro del mondo, ma percepisce la reciprocità di questo sentimento presso gli altri. A partire dal momento in cui l’altro viene percepito come una personalità distinta, si presenta la difficoltà d’imporre la propria personalità. La tendenza a vantarsi, sottolineando i successi e negando le sconfitte, mostra semplicemente l’angoscia del bambino di fronte a questa difficoltà. Non è insistendo sugli aspetti peggiori della sua personalità che diminuirete questa angoscia del ragazzo: lodatelo, anche se iF suo comportamento non è perfetto. Si può sempre sottolineare qualcosa che il bambino ha fatto bene, salvo riprenderlo poi per una mancanza precisa che è necessario in quel momento correggere. Non rimproveratelo soprattutto con giudizi a carattere generale sui suoi cattivi istinti: egli capirà perfettamente la differenza tra il « bene » generale e il « male » casuale.
 Ma se la mancanza è grave come una pagella insufficiente, dei compiti supplementari, od anche una convocazione dei genitori da parte del professore, che fare? Ecco l’opinione del dr. Ginott:
« Quando un bambino rientra in casa silenziosamente, senza affrettarsi, trascinando i piedi, possiamo capire dalla sua andatura che gli è successo qualcosa di sgradevole. Eviteremo di avviare la conversazione con una riflessione critica di questo tipo:  

Perché quest’aria furibonda? “, “ Che faccia fai! “, « Si direbbe che tu abbia perduto il tuo miglior amico! “, “ Quali altre sciocchezze hai combinato? “, “ Che ti succede oggi? “. Se vogliamo conoscere le reazioni intime del bambino, eviteremo questi commenti, il cui soL effetto sarà di determinare in lui un’impressione di disagio, di risentimento e il desiderio di mandare al diavolo il mondo intero. È preferibile che i genitori dimostrino comprensione, dicendo per esempio: Hai avuto noie? “, “ È un brutto giorno! “, « Qualcuno ti ha molestato? »
Tanto certi commenti, che dimostrano una curiosità dispregiativa, possono ferire, quanto le frasi di comprensione, che dimostrano la simpatia degli adulti, possono aiutare. La vostra simpatia per i sentimenti del bambino non significa che approvate i suoi insuccessi scolastici. Essa dimostra soltanto che siete pronti ad ascoltare la sua versione dei fatti ed a comprenderla. Poiché se ha provato molta amarezza può liberarsene confidandovela. Questa prima manifestazione è importante e non deve essere brutalmente repressa. Se il bambino dice: « Sai, è stianamente ingiusto ciò ch mi è capitato...
», resistete al desiderio di interromperlo per dar ragione al professore. Vostro figlio, ancora dominato dalla collera, non avrebbe la sensazione che voi siete più obiettivi di lui, ma che tutti gli adulti sono d’accordo tra loro e sono incapaci di capire i ragazzi.
Non è necessario neppure dar ragiòne al bambino. Ditegli semplicemente che capite il suo punto di vista: « O sì, capisco, tu trovi che ciò è ingiusto...
», oppure: « Hai dovuto sentirti veramente triste e sfortunato quando ti è capitato ciò »; questo lo conforterà e calmerà i suoi sentimenti invece dieccitarli. Dopo essersi un po’ calmato, vedendo che voi non vi schierate né con lui, né contro di lui, il bambino si sentirà libero di riflettere sulla questione, preferibilmente con il vostro aiuto. Per quanto è possibile minimizzate il dramma e non prolungatelo con punizioni supplementari. È meglio che vostro figlio capisca che, se in casa la disciplina è di vostra competenza, la disciplina scolastica riguarda esclusivamente il professore._Si tratta di due mondi che possono restare completamente separati tra loro, come per l’adulto la professione e la famiglia.