I primi tre anni di vita

Sviluppo del linguaggio

Il primo vagito rappresenta per il neonato l’inizio dell’atto respiratorio e, contemporaneamente, il primo tentativo di comunicazione. Nel corso del primo anno lo stile della comunicazione cambia di mese in mese.

Abbiamo già detto che il suono tubante e le vocalizzazioni del secondo e del terzo mese aprono la strada verso balbettii più specifici che compaiono nel periodo che va dal quarto al sesto mese.

I primi suoni assomigliano a delle vocali, e precisamente ad una i e ad una u, e sono emessi nel corso del primo mese; prima dei tre mesi compaiono delle consonanti simili alla k e alla gh. Con l’aumentare delle consonanti la produzione dei suoni consonantici avviene nella parte anteriore della bocca, mentre le vocali si formano nella parte posteriore.

In apparente contrasto con la direzione della produzione dei suoni, la prima parola significativa è « da-da » , in cui le consonanti si formano anteriormente e le vocali posteriormente. È interessante notare che queste combinazioni di suoni (consonanti anteriori e vocali posteriori) sono i punti di partenza per le prime parole significative in tutte le lingue, sia inglese, sia svedese, sia giapponese .

I lattanti continuano a pronunciare le prime vocalizzazioni spontanee anche per effetto delle stimolazioni che ricevono. Secondo una teoria dello sviluppo del linguaggio, i bambini ricevono un rinforzo dall’ascolto dei suoni emessi da loro stessi, e ciò è confermato dall’osservazione che la gamma dei suoni pronunciati dai bambini sordi decresce gradualmente dopo i sei mesi, mentre fino a quel momento le loro vocalizzazioni sono del tutto simili a quelle dei bambini che ci sentono. Anche il contatto con gli adulti produce degli effetti sulle vocalizzazioni infantili. Rheingold e altri autori hanno dimostrato che un adulto può fare aumentare il numero dei suoni emessi da bambini fra i quattro e i sei mesi per mezzo di un sorriso, di un suono, di una carezza sull’addome.

I lattanti comprendono di solito più parole di quante non ne sappiano pronunciare e lo dimostrano i comportamenti di risposta alle richieste che ricevono da un adulto (anche se resta il dubbio che tali risposte dipendano da qualche stimolo non verbale che accompagna la domanda). Fra la fine del primo anno e i due anni e mezzo si può  incrementare questo vocabolario passivo nominando gli oggetti che i bambini toccano e traducendo in parole le attività che stanno svolgendo (« Ora saliamo le scale »). Anche se lo sviluppo del linguaggio avviene secondo un progetto genetico innato, spesso gli adulti possono aiutare i bambini a sviluppare i suoni che pronunciano e quelli che ascoltano all’interno del sistema di comunicazione in cui vivono.

Attaccamento

Gli adulti che ricoprono un ruolo significativo nella vita di un bambino sono importanti per la sua evoluzione linguistica e indispensabili per lo sviluppo dell’attaccamento, dell’angoscia di fronte all’estraneo e dell’angoscia da separazione. Il concetto di attaccamento, preso in prestito dall’etologia (lo studio del comportamento animale), è stato definito come la tendenza dei bambini ad avvicinare e a restare attaccati ad alcune persone, di solito la madre o un numero ristretto di adulti che si prendono cura di loro.

I lattanti, mentre stabiliscono un rapporto di attaccamento, passano attraverso tre tappe. Durante i primi due mesi sembrano dimostrare lo stesso interesse sia per gli oggetti inanimati sia per gli esseri umani. Fra i due e i sei-sette mesi, invece, sono più sensibili alle persone che al resto dell’ambiente, ma lo sono in uguale misura con tutti gli adulti con cui vengono a contatto, Nel terzo stadio dimostrano una spiccata preferenza per poche e ben selezionate persone, sono sensibili solo alle loro cure e nulla li spaventa in loro presenza. Nella maggior parte dei bambini questo comportamento di attaccamento decresce durante il secondo e il terzo anno, ma per alcuni continua fino al quinto o al sesto. (Questo attaccamento del bambino verso i genitori è solo il primo di una serie di relazioni di attaccamento che si sviluppano nel corso della vita, fra le quali possiamo ricordare quella del marito verso la moglie e quella dei genitori verso i figli). Se esaminiamo il formarsi dell’attaccamento, troviamo una prova dell’influenza esercitata dai processi del pensiero sui rapporti sociali. Per arrivare a stabilire un attaccamento, i lattanti dapprima debbono sviluppare la capacità di notare e ricordare la differenza che esiste tra i loro genitori (o fra gli adulti preferiti) e le altre persone. Poi debbono acquisire il concetto di permanenza dell’oggetto, per riuscire a comprendere che la madre, o le altre figure previlegiate,  continuano ad esistere anche quando scompaiono dal loro campo visivo.

L’attaccamento dimostra che il bambino è più maturo e che è giunto il momento in cui insorgono le prime paure (paura degli estranei o angoscia di fronte all’estraneo, il disagio che deriva dalla separazione o angoscia da separazione). Solitamente queste paure compaiono tra il nono e l’undicesimo mese.

Da un anno a un anno e mezzo

A questa età i bambini hanno ancora un aspetto fisico simile ai lattanti. Lo stomaco è sporgente e le braccia sembrano conficcate nel tronco. Camminano in modo rigido, con i piedi molto divaricati. La loro energia sembra senza limiti: si arrampicano, spingono, trascinano, sbattono, aprono, chiudono e lanciano oggetti. Sanno mettersi a sedere, ma la mira che prendono per compiere questa operazione è appena sufficiente.

Lo sviluppo della mano invece è molto più perfezionato rispetto al periodo precedente: ora afferrano e lasciano andare ogni oggetto. Alla fine di questo periodo sanno costruire una torre di due o tre cubi e tracciano con una matita segni casuali su di un foglio di carta.

Il pasto si svolge in un clima allegro, ma disordinato. Di solito, infatti, i bambini sono in grado di mangiare da soli usando il cucchiaio in modo abbastanza appropriato, tuttavia può capitare che abbiano bisogno di aiuto, soprattutto alla fine del pasto, quando cominciano a stancarsi. Sono anche capaci di bere dalla tazza, ma si divertono molto a versarne il contenuto su quello che stanno mangiando.

Il vocabolario si arricchisce, e, anche se non sanno pronunciare molte parole, migliora sempre la comprensione di quelle che sentono. Sono in grado di rispondere a semplici richieste. Il fatto che le loro espressioni verbali non siano capite dagli adulti non sembra scatenare alcuna frustrazione. Dal punto di vista della socializzazione dimostrano maggior interesse per l’ambiente in cui vivono e lo esplorano attivamente. Sono interessati alla musica e sembrano avere un senso innato del ritmo. Le attività preferite sono spesso costituite dallo sfogliare un libro o dal guardarsi allo specchio, ma la capacità di prestare attenzione è limitata, per cui passano frequentemente da un gioco all’altro. La separazione dal padre o dalla madre può essere un evento doloroso; in linea di massima il loro comportamento oscilla tra lo stare loro attaccati e l’allontanarsene per esplorare l’ambiente. Ecco un segno dell’attaccamento di cui abbiamo parlato sopra

Da un anno e mezzo ai due anni

Conquistata questa età, i bambini marciano sicuri sui propri piedi e riescono perfino a correre, spesso senza cadere. Mentre corrono, i loro corpi stanno inclinati in avanti. Sono in grado di salire le scale, ma non sanno farlo alternando i piedi. All’inizio di questo periodo, scendono di solito stando seduti e sobbalzando da uno scalino all’altro, oppure strisciano carponi all’indietro; a due anni invece scendono di solito camminando, senza alternare i piedi, e sanno anche prendere a calci una palla.

Lo sviluppo della mano ha fatto ulteriori progressi e ora possono girare una maniglia, gesto col quale aprono nuovi spazi da esplorare. Accanto ai segni casuali tracciati dalla matita compaiono linee verticali. Con i cubetti fanno torri di almeno tre elementi e i primi « muri » orizzontali. I cubetti piacciono molto e anche quei giocattoli che si possono manipolare, scomporre e poi ricomporre di nuovo. I giocattoli da infilare gli uni negli altri sono particolarmente adatti in questo stadio della coordinazione occhio-mano. Il momento del pasto continua ad essere caotico, perché i bambini amano « pescare » nel piatto l’uno dell’altro e scambiarsi il cibo fra loro. Sanno bere in modo appropriato dalla tazza e impugnano correttamente le posate, anche se non disdegnano talvolta di mangiare con le mani.

Il vocabolario fa rapidi progressi e supera ora le duecento parole; i bambini sono infatti in grado di nominare la maggior parte degli oggetti dell’ambiente in cui vivono. Sembrano anche più interessati alla comunicazione con gli altri e le frasi di due parole che ora riescono a pronunciare li assecondano nei loro sforzi di farsi capire. Man mano che il loro vocabolario si arricchisce, aumenta la capacità di far sapere quando devono andare in bagno e, di conseguenza, aumenta anche durante il giorno il controllo della vescica e dell’intestino.

Dal punto di vista della socializzazione si può dire che, a questa età, i bambini si buttano letteralmente in ogni situazione, ma la loro capacità di attenzione è relativamente scarsa. Verso la fine di questo periodo, uno dei giochi preferiti consiste nell’imitare le attività degli adulti e dei bambini più grandi, ma l’egocentrismo è ancora troppo elevato perché riescano a organizzare un vero e proprio gioco insieme. Il loro gioco è infatti solitario o parallelo (ma su questo argomento torneremo più avanti, in questo capitolo). Non sono cioè ancora capaci di cooperare. Capita inoltre che, pur sapendo rispondere a semplici ordini, facciano spesso esattamente opposto di ciò che viene loro richiesto. I bambini di questa età sanno già moderare abbastanza bene la propria collera e questo dimostra che il livello di tolleranza alla frustrazione è tale da permettere di portare a termine in modo corretto determinati compiti.

Dai due anni ai due anni e mezzo

Ora la coordinazione degli arti fa ulteriori progressi. I bambini camminano quasi del tutto diritti e lo stomaco non sporge più come nel periodo precedente. Sanno fare dei saltelli in aria con entrambi i piedi, stanno in -qui1ibrio su di un solo piede, per qualche istante, fanno qualche passo sulla punta dei piedi e saltano giù da una sedia o da uno sgabello.

anche la coordinazione della mano è buona: le dita si muovono indipendentemente l’una dall’altra, la manipolazione è più raffinata e ora possono afferrare e lasciar cadere oggetti anche molto piccoli. Sulla carta compaiono i primi segni orizzontali. Alla fine di questo periodo sono capaci di fare con i cubi costruzioni orizzontali e verticali, dimostrando ii possedere un certo senso di equilibrio.

Dai due anni e mezzo ai tre anni

L sviluppo del linguaggio fa rapidi progressi in questo stadio e infatti si assiste a un notevole incremento del vocabolario. Il balbettio scompare :si completamente; l’interesse dei bambini è tutto volto alla comunicazione e quando gli adulti non li capiscono rimangono molto frustrati. Le singole parole che costituivano l’espressione linguistica del periodo precedente si sostituiscono ora frasi e periodi formati da due a cinque Sembra inoltre che comprendano la maggior parte di quello che viene loro detto.

Anche lo sviluppo della socializzazione progredisce rapidamente: l’imitazione degli adulti e dei bambini più grandi è sempre più precisa e compare n interesse crescente verso i coetanei. Il gioco parallelo li coinvolge per brevi periodi, ma è ancora assente la capacità di cooperazione. “ È mio”resta l’approccio dominante al gioco. Tutti i materiali ludici interessano i  bambini di questa età: i libri, le poesie, le filastrocche, i dischi, i puzzle, e giocattoli da manipolare, le bambole con i loro accessori, i cubi.

Sono ancora molto dipendenti dagli adulti, ma la loro autonomia diventa sempre più evidente e ora vogliono far cose per sé e da soli. Man mano che si allontanano dalla prima infanzia e si addentrano nella seconda, mutano rapidamente anche le loro esperienze. Se siete ben consapevoli di questo processo potete rispondere adeguatamente alle loro richieste.