L'AMBIENTE INFLUENZA lo sviluppo della personalità

 Lo sviluppo mentale presenta, dalla nascita all’adolescenza, lo stesso andamento generale dello sviluppo fisico: molto rapido all’inizio e con una tendenza di progressivo decremento allorché è raggiunta la pubertà.

Il decremento alla pubertà è più marcato per i soggetti dotati che per gli altri di medio livello o sotto la media; questi ultimi tendono a mantenere l’incremento precedente (anche se non recuperano il distacco).

 Sebbene i test applicati durante l’infanzia non siano, in generale, dei predittori attendibili dell’intelligenza del ragazzo e dell’adulto, la misura del Quoziente Intellettuale all’età di 6-7 anni è attendibile. Un bambino che a questa età emerge notevolmente nel gruppo non muta sostanzialmente la sua posizione negli anni successivi.

Ciò che accade nella evoluzione mentale dalla pubertà alla vecchiaia è oggetto di controversia, poiché il fattore esperienza disturba e sfugge alla valutazione che i test dell’intelligenza forniscono. In generale, tuttavia, la bravura mentale, specialmente associata alla velocità nella soluzione di problemi, tocca il culmine fra la pubertà ed i 20 anni e poi declina lentamente.

D’altra parte, l’intelligenza basata su precedenti informazioni ed esperienze continua a crescere con l’età, anche se molto più lentamente di quanto accade nei primi due decenni della vita.

La capacità verbale declina più lentamente della capacità a risolvere problemi pratici.

- Gli stimoli ed i contatti — fisici, mentali e sociali — sono necessari per lo sviluppo umano normale (cioè, considerato tale dai membri di una data società). Ciò è vero, in parte, anche a livello dello sviluppo biologico.

- Un minimo di stimoli fisici è necessario per lo sviluppo degli apparati sensoriali e, in grado maggiore, per un addestramento dell’uso degli stessi (in caso contrario, si verificano le condizioni negative della deprivazione sensoriale).

- Si raggiunge il livello del comportamento adulto normale solo per mezzo degli stimoli di altre persone.

- Una separazione prolungata dalla madre e da un sicuro ambiente familiare (come si dà nel caso di bambini o spedalizzati od istituzionalizzati), nell’età compresa fra i 3 ed i 5 anni, e specialmente attorno ai 30 mesi, è causa, in generale, di un serio ritardo nello sviluppo emotivo e mentale: assenza di relazioni con gli altri, incapacità a dare e ricevere attenzione od affetto per un periodo prolungato, ritardo della parola, ritardo intellettivo, apatia, frequenti aspetti negativi nello sviluppo fisico (effetti della deprivazione affettiva).

Quanto più è isolato o deprivato il bambino, o più lungo il periodo della separazione, maggiore è il deterioramento.

Nei primi anni, quanto migliore è la relazione del bambino con la madre tanto più il bambino soffre per improvvise separazioni; dopo i 5 anni, quanto migliore è la relazione, tanto meglio tollera la separazione.

Le persone che nella loro infanzia hanno sofferto di deprivazioni affettive divengono genitori meno capaci degli altri nel provvedere alla loro prole.

- Più stretto è il rapporto fra le istituzioni sociali (famiglia e scuola, ad esempio) più sicuro e rapido è lo sviluppo della socializzazione.

- Per quanto varie siano le culture umane, il processo di sviluppo della socializzazione si presenta assai simile in esse, specie durante i primi anni.

In confronto alle società (culture) progredite, le società primitive sono assai più indulgenti nell’educazione della prole.

- I genitori tendono ad educare i figli nel modo in cui sono stati educati, anche se non sono consapevoli di agire in tal modo.

- Il tono emotivo pervasivo (cioè, generale) adottato dai genitori nella prima educazione dei figli (specialmente il tono amore-rifiuto) influenza lo sviluppo successivo più di qualsiasi altro atteggiamento (quale la tolleranza, o la severità, o le punizioni, o i premi) e più della stabilità dell’unione matrimoniale.

- Gli interventi punitivi determinano, in generale, un effetto boomerang aggravando l’irregolarità di comportamento.

- Il primogenito può differenziarsi dai fratelli come bambino «problema» e presenta, in genere, più turbe del comportamento.

Il primogenito, almeno nei paesi occidentali, è più ansioso dei fratelli; più dipendente dagli altri, specie in situazioni ansiose; più portato a seguire il gruppo.